mercoledì 21 dicembre 2016

I furbetti del cartellino

C'era una volta il ladro gentiluomo, Arsenio Lupin, raffinato artista del furto, degno di ammirazione. Rubava ai ricchi, quelli troppo ricchi, quindi non appariva malvagio. Così non appare malvagio chi riesce a stornare milioni da qualche gigantesca contabilità elettronica. Invece è sempre malvagio il poveraccio che afferra una borsetta o un portafoglio e degno di morte immediata il ladro d'appartamenti. Non so se sia logico tutto questo, ma qui voglio parlare di un altro tipo di ladri, quelli del marcatempo. Per i giornalisti sono i furbetti del cartellino. Arrivano in ufficio in orario, ma solo per inserire il cartellino nel marcatempo, poi vanno via verso altre faccende. Sottraggono tempo alla loro giornata lavorativa, quindi rubano parte dello stipendio. Quando ce li mostrano in TV ci sentiamo tutti derubati perché sappiamo che gli stipendi dei pubblici impiegati son soldi nostri. E l'indignazione diventa feroce davanti al vigile di Sanremo che arriva in mutande a compiere il misfatto. Licenziamento immediato! richiede un coro unanime. Il licenziamento sembra il solo modo per ricucire lo strappo. Ma forse non è così. Non sempre.

A Sulmona un dipendente del Comune si è impiccato. Era finito anche lui tra i furbetti del cartellino. Insieme a 45 suoi colleghi gli erano state contestate irregolarità di orario che avrebbero procurato un danno di 55 euro alle casse comunali. Aveva rubato un'ora di lavoro? E come? Davvero ci si può uccidere per un'accusa che appare irrilevante? Magari nello stesso ufficio c'è qualcuno che timbra regolarmente e poi resta per ore e ore a contemplare le carte sulla scrivania.
No, il gesto estremo non è difficile da capire. Quell'uomo era onesto. Non era un ladro. Non so come sia finito nel mucchio dei furbetti e non so neanche quali fossero le prove delle irregolarità. Però immagino che una persona onesta non può sopportare un'accusa tanto infamante.

La stampa ha decretato che si tratta di un reato gravissimo e non si bada al numero dei minuti né al movente, contano le mutande, la vergognosa imperdonabilità del gesto. Se un solo impiegato viene sorpreso a marcare il cartellino in modo irregolare da un inviato di Striscia la notizia o da una Iena mediasettana, l'onta ricade su tutti e rovina la reputazione dell'ente. Per questo motivo la Corte dei Conti aveva contestato al signor  L.P. un danno di immagine valutato in 15mila euro. Colpo di grazia.

Ai magistrati della Corte dei Conti vorrei domandare se hanno mai calcolato qual è il danno arrecato all'immagine della nostra Italia da quello che fanno o dicono certi ministri e primi ministri. Parlo di quelli che non si vergogneranno mai dei rimborsi gonfiati, degli appalti truccati, delle vacanze non pagate, delle opere incompiute.